Se negli ultimi mesi avete ordinato una nuova auto, vi sarete accorti di come le tempistiche di consegna siano passate da pochi mesi ad anche periodi superiori all’anno.
Come già anticipato in questo articolo, la continuata crisi dei microchip sta mettendo in crisi molte categorie. Di queste, l’automotive sta subendo le conseguenze peggiori.
Quasi il 40% di ogni auto è infatti composta da elettronica. L’auto, una volta esclusivamente “meccanica”, si è trasformata negli anni in un agglomerato di tecnologia, cosi da renderle inerti al momento in cui questa viene a mancare.
Mercato di questi componenti che viene coperto da poche ma grandissime aziende, come il gruppo TSMC con sede a Taiwan che da solo copre oltre il 40% della produzione mondiale, cosi che al momento in cui alcune di queste gigantesche aziende riducono l’immissione di prodotti in determinati mercati, questi subiscano un fortissimo rallentamento.
Insomma, il vecchio “cuore meccanico” si ferma, quando non viene attivato da una sezione elettronica importante come quella che troviamo sulle auto (e moto) odierne.
Basti pensare che l’accensione, l’alimentazione, il sistema di scarico, ma anche l’apertura elettronica delle portiere è regolata da chip, cosi come l’illuminazione interna ed esterna, il freno a mano (che nelle nuove auto è automatico), ma anche gli spazzavetri, o i sensori di parcheggio, continuando con climatizzatore, alzavetri, le frecce di indicazione, il pannello di controllo, la radio e il gps.
Insomma, senza chip, senza elettronica, abbiamo una scatola con le ruote, inutilizzabile. E invendibile.
Questa situazione però è stata anche causata direttamente della stesse case, che per anni hanno lucrato, “brutalizzando” le aziende produttrici di chip, pagati pochi centesimi, senza i quali ora macchine da decine di migliaia di euro diventano invendibili.
Non solo, oltre alla mancanza di materia prima, diventa difficile anche andare nuove aziende che sviluppino queste tecnologie.
Essendo infatti in un periodo di transizione, dove entro pochi anni avverrà una trasformazione epocale col passaggio alle auto elettriche, le nuove aziende sono portate a sviluppare queste nuove ricerche, non a investire in ricerca e sviluppo di una tecnologia che con grande probabilità sarà destinata a diventare desueta nel breve periodo.
Insomma, da una parte la tanto citata carenza di materie prime, dall’altra una pressione economica che negli anni ha creato grandissime aziende, che ora hanno il “coltello dalla parte del manico”, stanno rallentando la produzione e la vendita di auto e moto, dopo un anno di ferma, o quasi, dovuta alla pandemia.
Mettendo cosi in crisi, forse definitivamente, un settore che da anni sopravvive, spesso grazie a sostegni, e che può cogliere l’occasione per virare definitivamente verso una “green solution”.